RONALDINHO

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Alby™
view post Posted on 7/9/2009, 10:34 by: Alby™
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l comandamento principale di questa stagione post Kakà è sempre stato solo uno: Ronaldinho deve giocare. Punto. Sul Gaucho ha scommesso a occhi chiusi il patron Silvio Berlusconi che nelle ultime settimane non ha mancato di sottolineare l’importanza del brasiliano, anche dopo la batosta nel derby, gara in cui Ronaldinho - anche nella prima mezzora di marca rossonera - non aveva illuminato. Ronaldinho ha risposto presente a Siena, migliore in campo e movimento sul tappeto verde inedito nella sua breve militanza rossonera. La prestazione in Toscana aveva illuso tutti, perché Ronaldinho a quei ritmi difficilmente lo si era visto nella passata stagione, quella impreziosita da gol e assist nelle prima metà e da una striscia infinita di panchine nella seconda tornata. La gara con l’Inter, ovvero con un top club, abituato a ritmi più europei, dunque serrati e continui ha fatto subito tornare il numero 80 nell’anonimato, schiacciato dalla rapidità di centrocampisti e difensori nerazzurri. E così è tornato di moda il quesito che già aveva tormentato l’ambiente rossonero durante l’estate: giusto affidare a Ronaldinho le chiavi della squadra?

Il precampionato, condizionato da una preparazione a singhiozzo a causa della stressante - fisicamente parlando - tournèe statunitense e un mercato che non ha regalato le pedine richieste per cambiare modulo, ha convinto Leonardo a tornare al 4-3-1-2 caro ad Ancelotti e ben conosciuto dalla squadra. Peccato però che il trequartista non sia più Kakà, ma Ronaldinho. E così lo schema, seppur conosciuto a memoria, ha comportato e provoca tuttora degli assestamenti che non sono ancora stati assimilati dal resto della squadra, abituata a un giocatore “verticale” come Kakà, abituato a prendere la palla, a spaccare la difesa avversaria e spostare il pallone di 40 metri in avanti permettendo ai compagni di salire. Con Ronaldinho la manovra è assolutamente diversa: il Gaucho non accelera, ma con il pallone fra i piedi sa essere più decisivo di Kakà. Il problema è che intorno ci vuole un movimento più fluido, veloce, che questo Milan sa dare solo a sprazzi. E se qualcosa tarda nei meccanismi, Ronaldinho si inceppa, non avendo ancora una condizione tale che gli permetta di difendere il pallone per troppi secondi dal pressing degli avversari. Ma se Ronaldinho dovesse nuovamente perdersi come accaduto a inizio 2009? Allora Leonardo dovrebbe avere il coraggio di lasciarlo nuovamente in panchina come Ancelotti e puntare su qualcosa di diverso.
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